Giochiamo ad inventare il libro sociale?
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Nicoletta Costantini, prima guest blogger per Girl Geek Life, è tecnico informatico per il Ministero dell’Istruzione, occupandosi anche di didattica e formazione al personale. Ci parlerà della sua idea di libro sociale.
Suw Charman-Anderson, in questo post, ha annotato alcune idee su come disegnare un ipotetico libro per far sì che diventi un “oggetto sociale” a tutto tondo. Anche a me ha sempre interessato e incuriosito il modo che hanno i libri di creare legami tra persone, anche attraverso il tempo; non potrei essere più d’accordo con Suw quando scrive che i libri sono di per sé cose sociali: uniscono più di quanto si pensi e creano comunità.
Chi mi conosce sa che faccio parte del social network di lettori più usato in Italia, aNobii, e che ho aperto diversi gruppi di discussione proprio per far incontrare le persone che amano i libri. La lettura non è solo un’attività che si consuma in solitudine e silenzio, è ragione di scambio di idee, di punti di vista, di conoscenza, di numeri di telefono. Ma un libro sociale, come lo intende Suw, cosa sarebbe?
Perché l’oggetto libro non si limita a rappresentare quello che è, ma di volta in volta può diventare un diario quotidiano, un contenitore di memorie, un portaoggetti. E’ una “cosa” che fa compagnia solo a tenerla in mano. Ecco perché non mi sono ancora convertita all’e-book: sono una feticista del contenitore, oltre che del contenuto. Sono sicurissima che se leggessi un libro digitale che mi piacesse particolarmente, lo ricomprerei subito nella sua versione cartacea, perché non c’è nulla di più bello che addormentarsi con un libro aperto.
Anche io, tuttavia, mi sono divertita ad immaginare il mio libro sociale. Premetto: è un esercizio di creatività che mi vede divisa tra due tendenze contrapposte, quella di considerare la lettura un’attività da consumarsi in assoluta solitudine - almeno mentale - e quella di essere una grande fan della socializzazione di rete. Far coincidere le due non è sempre possibile, ma tant’è, ci provo.
Insomma, vorrei poter condividere un libro come contenitore di idee, non amo invece condividere l’oggetto: non riesco a superare l’idea del possesso delle pagine di carta legate e tenute insieme da una copertina. Sono una lettrice egoista, oltre che anarchica e disordinata. Penserei quindi a un libro del quale sia sempre disponibile la versione vecchio stile, per i fanatici come me, insieme a quella digitale come open source.
Mi piacerebbe poter aggiungere le mie annotazione ai margini e avere una matita digitale per sottolineare le parti da ricordare e inserire link. Vorrei poter aprire, in tempo reale, discussioni con quei lettori che stessero leggendo le stesse righe, aggiungere commenti vocali e video alle loro attività, le mie considerazioni alle loro. E poi sarebbe bello poter richiamare (e acquistare) gli eventuali film legati a quel romanzo o a quel saggio, fare ricerche incrociate tra autori e bibliografie, assegnare ad ogni capitolo una colonna sonora personale.Vorrei poterlo trasformare anche in un navigatore gps, che mi guidi lungo le strade dove le storie prendono atto e i personaggi si muovono, che mi dia la possibilità di geolocalizzare gli altri lettori e organizzare incontri e conferenze, virtuali e non. E come potrei fare a meno di un motore di ricerca semantico, che colleghi il mio libro a concetti, oggetti, persone, luoghi e altre parole?
Un santo graal della connessione sociale a 360°.
Ma sarebbe questo ancora un libro? E gli autori, che parte avrebbero in tutto ciò? Si accontenterebbero di essere solo degli architetti di scheletri attorno ai quali costruire letture sì, ma anche riscritture, aggiunte, manipolazioni, note? Quanti accoglierebbero l’idea dell’open source per i loro prodotti? Ci sono già autori (pochi) che pubblicano con licenze Creative Commons, sarebbe dunque ipotizzabile un futuro dove la maggioranza invece scrivesse in questa modalità? E le Case Editrici che ruolo avrebbere nel nuovo business? Chi potrebbe progettare un ipernavigatore per un libro così? Credo che nessuno, allo stato attuale delle cose, abbia le risposte giuste alle mie domande. Certo è che i social media stanno diventando sempre più integrabili tra di loro, anche sui dispositivi mobili, e che sperimentazioni sul web semantico stanno procedendo spedite (mai sentito parlare di Ubiquity?), chissà che tra qualche anno non mi possa addormentare ogni tanto anche con il mio personalissimo iperlibro sotto al cuscino.
Anche il vostro libro sociale è come quello di Nicoletta? Qual’è la vostra idea?
Tags: anobii, libro sociale, Nicoletta Costantini, Suw Charman-Anderson, ubiquity
4 Responses to “Giochiamo ad inventare il libro sociale?”
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concedetemi il like, non è elegante ma per una volta chissene :)
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te ne metterei un altro se potessi! ;)
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Puoi likarti quanto vuoi Niki :) E grazie da parte di tutte per aver condiviso con noi un argomento molto interessante :)
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wow
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Piacere mio :)
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il mio avatar nella vita reale si occupa, insieme ad altre cose, anche della forma-libro e della sua evoluzione. Quindi la domanda "sarebbe questo ancora un libro?" mi pare molto interessante. Ho letto di corsa; mi riprometto di farlo meglio e di aggiungere un commento più meditato. Per ora sull'hardware (diciamo così) del libro - argomento collaterale ma non meno interessante, secondo me, contribuisco con questo: http://petronillapaperdoll.tumblr.com/post/67483117/from-wired-top-technology-breakthroughs-of
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Io invece propongo questo di Arstechnica.com per ulteriori riflessioni sull'argomento http://arstechnica.com/gadgets/news/2009/02/the-once-and-future-e-book.ars
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@Niki, lo includiamo nel post direttamente? possiamo aggiungerlo. :)
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Sara, certo. Anzi grazie :)
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sempre in attesa di poter fare commenti meno episodici, una interessante goccia di semantizzazione, nel senso descritto nell'articolo, si ottiene con Zemanta: http://www.zemanta.com/demo/ Qualcun altro lo usa? A me pare interessante. http://petronillapaperdoll.tumblr.com/post/75962590/zemanta-smart-semantic-posts
February 5th, 2009 at 5:05 pm
[...] fonte: Giochiamo ad inventare il libro sociale? | Girl Geek Life Articoli correlati: Guest post: scrivere con noi (e per tutte noi) | Girl Geek [...]
February 6th, 2009 at 9:38 am
A parer mio stiamo gia’ andando in questa direzione. La tecnologia si integra e credo che alla fine avremo un oggetto. Un solo. Che sara’ tutti gli altri gadgets insieme: agenda, libro, pc, staellitare, telefono.
Per quanto riguard “l’attorno”. ovvero il condimento al libro (luoghi, biografie dei personaggi, etc.) credo che gia’ adesso stia accadendo
Puo’ essere una cosa voluta dagli autori stessi, che integrano il libro con note di background e altre informazioni per i lettori che si appassionano e vogliono immergersi ancora di piu’ nel modo privato del romanzo. Accade gia’ con i film, per una questione di soldi: esce un file e subito si fanno siti, gadgets, fanclub. Ti cito giusto la recente serie TV Sons of Anarchy: se vai sul sito trovi tantissime informazioni integrative su personaggi, storia, e cosi’ via. C’e’ persino integrato il blog di un vero ex motociclista (la serie riguarda le avventure di una banda di motociclisti, eh, giusto per capirci!).
Ma ~esattamente come per l’oggetto libero, che tendera’ a fondersi con gli altri~ anche a livello di narrazione assisteremo (spero!) ad un’evoluzione ed integrazione. Per cui non ci sara’ solo il libro, con la storia in se’. Ci sara’ un intero mondo, con la storia principale e tutti gli altri tentacoli…
per chi vorra’ addentrarsi nella giungla dei dettaglia, sara’ una goduria.
Speriamo.
February 6th, 2009 at 12:04 pm
Certo che sì
Succederà, ovviamente; è solo questione di tempo.
Per “l’attorno” avevo in mente altro, sinceramente, non informazioni fornite e confezionate allo scopo, ma informazioni “aggregate” da altre fonti. Quindi sì a blog, wiki, film, mappe, recensioni, ecc. non messi a disposizione dalla casa editrice o dall’autore ma da tutta la rete, con possibilità di costruirsi un proprio pacchetto modificabile di volta in volta, a seconda dell’umore, o di altro.
La storia principale sarebbe solo un punto di partenza…
February 7th, 2009 at 5:46 am
Ok, ma dovrebbe essere solo l’autore (o il gruppo di autori) a forgiare il meta-mondo attorno alla storia. Hai presente cosa potrebbe succedere se lasciassi al pubblico la decisione di cosa fare accadere in una storia?
Servirebbe sempre e comunque una supervisione da parte degli autori, anche per i contributi aggregati, se non altro per mantenere la coerenza e il sapore di un particolare “mondo” ed evitare le bestialita’ (troppe persone in rete hanno l’intelligenza diuna felce).
Un approccio del genere, comqunue, funziona perfettamente per i giochi di ruolo: ti confezionano un mondo e tu ci inventi dentro le storie.